È un evidente ritardo nello sfruttare le potenzialità del mondo virtuale quello che emerge dalla ricerca «Economia digitale e Pmi marchigiane: una relazione da sviluppare», condotta dal dipartimento di Management dell’Università Politecnica delle Marche. «Abbiamo sondato direttamente un campione di 802 imprese e condotto alcuni focus group con titolari di Pmi del manifatturiero, del commercio e dei servizi. Il quadro è problematico – spiega il prorettore della Politecnica che ha guidato il team di ricercatori, Gian Luca Gregori – perché c’è un forte limite qualitativo e quantitativo legato alle risorse umane che gestiscono i canali online e scarsa analisi delle performance per valutare la reale efficacia degli strumenti usati. Per le piccole aziende non è sostenibile disporre di una figura interna specialistica ma anche il ricorso a fornitori esterni risulta spesso troppo oneroso».
Eppure solo il 21% degli intervistati ritiene che l’aggregazione potrebbe essere uno strumento davvero utile per disporre di personale competente nello sviluppo della comunicazione web (un 25% lo ritiene del tutto inutile), mentre si reputano più importanti il potenziamento dell’hardware aziendale (27%) o gli incentivi pubblici mirati (24%).
«Le imprese più evolute e consapevoli sono quelle che si rivolgono a consumatori non locali: tra queste solo il 17% non ha un sito web, contro la media del 29% e il picco del 38% tra le aziende che fanno business al consumo locale», entra nel dettaglio il prorettore.
Volendo guardare il bicchiere mezzo pieno si può affermare che ci sono margini enormi di miglioramento, «ma il problema non è tanto di scarse risorse economiche da investire bensì culturale – sottolinea Gregori – perché manca la conoscenza dei diversi strumenti digitali, dei possibili impieghi per fini aziendali e della necessità di segmentare le azioni avvalendosi di competenze adeguate. In questo senso l’inserimento di giovani nativi digitali in azienda è fondamentale (il sondaggio non riflette però tale consapevolezza da parte degli imprenditori, ndr) anche solo per il ruolo di facilitatori che i giovani possono avere nei rapporti con le agenzie esterne».
Tratto da Ilsole24ore.com