Come fa #Facebook a conoscere i siti che visitiamo
Sarà sicuramente capitato a tutti almeno una volta di notare, mentre eravamo su Facebook, che tra le pagine o annunci proposti guarda caso sia comparso proprio qualcosa che abbiamo cercato di recente su Google o che riguardava comunque un sito visitato negli tempi. A questo punto ci viene il dubbio: si tratta di una banale coincidenza o c’è qualcuno che ci sta spiando?
Naturalmente non è assolutamente una coincidenza ma neanche di chissà quale mistero occulto, si tratta invece di un meccanismo anche abbastanza vecchio di cui però pochi sono a conoscenza e che ultimamente sta tornando all’attenzione dell’opinione pubblica proprio perché alcuni la vedono come una minaccia alla propria privacy. In questo articolo cercheremo in parole semplici di capire come funziona.
Innanzitutto è importante sottolineare che Facebook era solo un esempio, in realtà questa tecnica è usata da tutti i principali advertiser e motori di ricerca Google in primis, ma per semplicità e per fare esempi concreti ci riferiamo al noto social network di Mark Zuckerberg.
Come può quindi Facebook propinarci la pubblicità proprio di quei prodotti o servizi a cui siamo interessati e su cui magari abbiamo fatto qualche ricerca negli ultimi tempi? Magari anche da un browser su cui non eravamo neanche loggati al social network?
Le risposta è molto semplice in realtà e si chiama Tracking Cookie o Cookie di Terze Parti. Di base quindi stiamo parlando di Cookie ovvero di piccoli file testuali che vengono scambiati tra il server che ospita un sito che visitiamo e il nostro browser. Ogni volta che accediamo ad un pagina il server insieme ad essa ci manda questo contenuto testuale che il browser prende e salva in un file locale, successivamente ad ogni altra pagina visitata sullo stesso sito browser prende questo file e lo reinvia al server.
Ma cosa contiene il cookie e perché è così importante? In realtà può contenere qualsiasi cosa, non siamo noi a deciderlo ma il server che ce lo manda, e generalmente quello che fa è inviare un codice identificativo che viene associato alla nostra sessione di navigazione. In questo modo anche se spegniamo il pc e torniamo su quel sito a distanza di tempo grazie al codice salvato nel cookie il server ci può identificare e magari, se siamo su un ecommerce, ci fa vedere il carrello già riempito con i prodotti che avevamo inserito nella sessione precedente, senza il cookie il carrello sarebbe sempre vuoto ogni volta che torniamo.
I cookie sono strettamente associati al dominio che visitiamo il che significa che il sito A non può avere accesso ai cookie relativi ad un sito B e viceversa. Ma quindi perché se cerchiamo un sito su Google poi ce lo ritroviamo su Facebook?
E’ qui che entrano in gioco i cookie di terze parti, che nel funzionamento non hanno nulla di diverso da quelli visti in precedenza, il trucco sta invece nel come vengono usati. Dobbiamo a questo punto sottolineare che i cookie non vengono scambiati solo con le pagine in sé per sé ma anche con tutti i contenuti presenti all’interno quindi anche immagini, iframe, video ecc.
Quindi immaginiamo di andare su un ipotetico sito A “BikeShop” A che ha al suo interno il pulsante “Mi piace” di Facebook (e chi non ce l’ha?) il browser per scaricare l’immagine del pulsante farà una richiesta a Facebook (sito B) inserendo in tale richiesta anche il cookie di FB (che contiene il nostro username). Ed è qui che avviene la “magia”: siccome il pulsante di FB si trova in una pagina del sito A il browser inserirà nella richiesta anche il cosiddetto “Referral” ovvero l’url della pagina che ha richiesto l’immagine. A questo punto il cerchio è chiuso: Facebook sa chi siamo (dal cookie) e sa cosa stiamo visitando (del Referral) e il gioco è fatto. Al nostro prossimo accesso al social network ci ritroveremo guarda caso l’annuncio di una bicicletta in vendita! Anche qualora non fossimo loggati a Facebook in quel momento questi non saprebbe chi siamo esattamente ma potrebbe ricavarlo da altre informazioni che in un modo o nell’altro possono identificarci anche se non con una precisione del 100% (ad esempio indirizzo IP, browser utilizzato ecc…)
Semplice no? In realtà il discorso è abbastanza più complesso, a volte il Referral non viene utilizzato ma ci sono altri modi per sapere su quale sito siamo uno fra tutti, quello più banale, è che la richiesta contenga già nell’url il sito che stiamo visitando come parametro.
Si può evitare che questo accada? Si e no. Nel senso non vogliamo proprio essere spiati potremmo decidere di disattivare i cookie del nostro browser, ma questo vorrebbe dire praticamente l’impossibilità di usare qualsiasi sito moderno. In alternativa ci sono dei plugin per Firefox e Chrome che provano a bloccare l’invio dei cookie di terze parti.
Ultimamente i big del settore e non solo, hanno iniziato ad inserire sul proprio sito un annuncio ben evidente che recita in qualche modo così: “Accetto che questo sito utilizzi i cookie… ecc…” , ciò sta accadendo per via di una legge europea che ha provato a regolamentare l’uso dei cookie per attività di tracking o per lo meno a rendere consapevole il navigatore. Ovviamente se volete continuare ad utilizzare Google, Facebook e company la risposta da dare sarà sì, ma almeno dopo questo articolo sarete un po’ più consapevoli.
Tratto da Codelab Studio